L’incontro interattivo on line Le Magnifiche Utopie in dialogo promosso da Teatro Nucleo e dedicato alla necessità del teatro in carcere anche ai tempi del Covid-19 intreccerà esperienze di vita, pratiche e studi mercoledì 17 febbraio alle ore 18 dalla pagina Facebook di Teatro Nucleo.

Diverse le prospettive che troveranno espressione nell’incontro: quella della vita, con l’intervista ad Alcide Bravi, che ha partecipato al percorso di teatro in carcere che Teatro Nucleo realizza all’interno della Casa Circondariale C. Satta di Ferrara; quella giuridica, con la Prof.ssa Stefania Carnevale, docente di diritto processuale penale dell’Università di Ferrara; quella artistica, con la presenza tra i relatori del critico teatrale Massimo Marino, studioso e autore di numerose ricerche incentrate sul rapporto tra teatro e carcere in Italia; da Ferrara si passerà all’Europa grazie all’intervento di Horacio Czertok, co-fondatore di Teatro Nucleo e del Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna nonchè ambasciatore per l’educazione in carcere di EPALE, la piattaforma elettronica per l’apprendimento degli adulti in Europa; infine, la testimonianza del regista di Teatro Nucleo Marco Luciano si focalizzerà sulle forme del teatro in carcere nell’attuale contesto pandemico a partire dalla webserie Album di Famiglia.

Il dialogo, moderato da Pietro Perelli, sarà aperto alle domande del pubblico.

 

Una delle poche realtà in Italia che sta realizzando laboratori di teatro in carcere anche in questi mesi, Teatro Nucleo ha infatti trasformato il linguaggio attraverso cui portare all’esterno delle mura il percorso e, in attesa della riapertura dei teatri, ha scelto la forma del video breve con una web serie in dieci episodi trasmessi dalla pagina Facebook della storica Compagnia di base a Ferrara. Album di Famiglia è giunta alla metà del suo percorso – che andrà avanti fino al 18 marzo ogni giovedì alle ore 18 – e sta alimentando una grande attenzione sul carcere sia negli spettatori che nei media a diversi livelli. I temi trattati sono parte del percorso “Padri e figli”, comune a tutte le Compagnie del Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna e, a partire dalle riscritture contemporanee di Amleto, esplorano con rielaborazioni biografiche dei detenuti-attori l’eredità familiare, la colpa e il perdono.

Una finestra aperta sul futuro delle persone detenute e della società che li attende alla fine della pena.